Articolo scritto da Silvana Pincione
Ognuno di noi riceve dalla propria famiglia d’origine un’educazione caratterizzata da un’impronta particolare, impronta che abbiamo la tendenza a riprodurre in maniera automatica, anche da adulti, attraverso le relazioni che stringiamo, di qualunque natura esse siano.
La presa di coscienza dei condizionamenti alla base della nostra storia familiare si configura allora come un’opportunità fondamentale. Innanzitutto, per capire cosa è opportuno trattenere degli insegnamenti ricevuti – di modo da convertirli in risorse e farne un bagaglio di crescita personale – e quali sono, invece, le dinamiche che sarebbe più funzionale disattivare per salvaguardare il nostro benessere, emotivo e psicologico.
D’altra parte, adottare un’ottica consapevole assume anche il significato più ampio di abbracciare una nuova visione della nostra storia familiare. Meno giudicante e più comprensiva. In fondo, i nostri genitori hanno fatto quello che potevano nel crescerci, per quanto questo possa aver comportato degli errori lungo il percorso e generato in noi delle carenze affettive. Riconoscere e accettare i loro limiti è, in definitiva, un processo di responsabilizzazione necessario: perché è solo attribuendoci un ruolo attivo che possiamo trovare il coraggio di cercare la nostra strada e aspirare a vivere la vita che desideriamo.
Daniele Novara e Beatrice Alonzi ci accompagnano nei loro saggi lungo un percorso che ci porta a riconnetterci con il nostro vissuto, facendo proprio il metodo della maieutica socratica, che educa il soggetto a tirare fuori le risorse interiori di cui dispone, al fine di farne alleate preziose nel proprio processo di evoluzione personale.

I copioni educativi di Daniele Novara
Nello specifico, Novara si riferisce ai “copioni educativi” per definire “tutti quei comportamenti educativi che in maniera inconsapevole hanno determinato il nostro modo di esistere”.
Per spiegare meglio il concetto, l’autore ricorre a una efficace similitudine: se la creta rappresenta l’educazione ricevuta, il contenitore è il copione educativo in cui la creta viene versata e di cui prende la forma.
Laddove la loro presenza non viene riconosciuta e rielaborata a livello conscio, possono verificarsi comportamenti disfunzionali come la ribellione. La ribellione è il rifiuto di quei modelli genitoriali che abbiamo assorbito durante l’infanzia. Un rifiuto che nasce dalla ostinata volontà di fare tabula rasa e terra bruciata di tutto quello a cui addossiamo la responsabilità della nostra infelicità. L’esempio più comune è quello del padre, o della madre, che impostano l’educazione del figlio in senso contrario rispetto a quella ricevuta dai propri genitori, per non commettere i loro stessi errori, che sono stati fonte di sofferenza. La causa che li muove è nobile solo all’apparenza, perché a guidarli non è il riconoscimento di quei modelli e il loro superamento, ma la rabbia e il risentimento nei confronti degli stessi.
La ribellione avviene, ma senza un reale cambiamento, quasi fosse un semplice sfogo. “Ribellione”, in questi casi, non diventa sinonimo di “trasformazione”, non implica uno sconto di prospettiva e di punto di vista […] E laddove non c’è cambiamento, la propria condizione di figlio non riconosciuto, non accettato, non amato, si cristallizza, lasciando dentro una grande sofferenza.
tratto Non sarò la tua copia di Daniele Novara
Quella di confrontarsi con i copioni educativi ricevuti non è dunque un’operazione indolore e solo un’acquisizione di consapevolezza può fare la differenza, ma, prosegue Novara:
Capire la propria educazione ricevuta si rivela un’esperienza davvero complicata perché ci troviamo in un territorio occupato dalla nostre figure educative prima ancora che da noi stessi. Occorre trovare dei “canali d’ingresso” per avvicinarci a questa parte della nostra vita così impenetrabile […]
tratto Non sarò la tua copia di Daniele Novara
In che modo coinvolgere l’elaborazione dei copioni educativi nel nostro processo di crescita personale? Novara individua due strategie costruttive: la prima consiste nella narrazione della propria storia educativa, seguendo il filo rosso di alcune domande chiave (”Che età hai? Dove ti trovi? Quali persone sono presenti? […] Quali emozioni ti rimanda questo episodio?”)
La seconda, nell’individuare al termine di questo processo di ricostruzione la natura dell’”abito” che i genitori hanno confezionato per noi e che è stato il modello con cui abbiamo recitato la nostra parte nel mondo, muovendo dall’assunto che
i genitori programmano i bambini trasmettendo loro quanto hanno imparato o meglio, quanto pensano di aver imparato.
tratto Non sarò la tua copia di Daniele Novara
Il concetto di script
Queste considerazioni si agganciano al concetto di script elaborato nel campo dell’Analisi transazionale concettualizzata dallo psicologo canadese Eric Berne. Se il copione educativo è lo stampo ricevuto che finisce per modellare concretamente la nostra vita, e si colloca in ambito pedagogico, lo script appartiene all’area inconscia della psicologia e si riferisce ad una presunzione di appartenenza comunicata dal genitore al figlio e che si innesta in maniera inconscia nell’individuo:
[…] Dal punto di vista psicologico fa intendere che c’è un destino nella persona, quasi fosse una prescrizione operativa che si assorbe negli anni della prima infanzia […]
tratto Non sarò la tua copia di Daniele Novara
Fare i conti con l’educazione ricevuta attraverso il riconoscimento di questi passaggi evolutivi si presenta dunque, secondo Novara, condizione necessaria a liberare
[…] il nostro daimon, ovvero la nostra sostanza umana, la nostra autenticità, quel quid unico ed originale che ognuno di noi porta dentro.
tratto Non sarò la tua copia di Daniele Novara

La sfida del labirinto: l’approccio psicologico di Maria Beatrice Alonzi al tema genitoriale
Se Novara restituisce alla tematica genitoriale una prospettiva essenzialmente pedagogica, lo sguardo di Beatrice Alonzi è più introspettivo e filtrato dalle lenti dell’analisi psicologica. Cosa significa secondo l’autrice confrontarsi con l’immagine di noi che i nostri genitori ci hanno trasmesso? Ce lo spiega lei stessa con questo esempio diretto:
Immagina nella tua famiglia una persona che ce l’ha con te, in un modo o nell’altro veniva sempre fuori che tu eri un incapace […] una delusione. Come si fa a sopravvivere ad un dolore così?[…] lo si asseconda. Dire “mi odio” è un modo per far smettere l’altro di dircelo, visto che dall’alto della sua genitorialità autoritaria, crede di aver fatto centro: di aver insegnato una lezione […]
tratto da Tu non sei i tuoi genitori di Maria Beatrice Alonzi
Si tratta di una strategia difensiva, di autosabotaggio, disfunzionale che va a comporre il nostro bagaglio personale e diventarne consapevoli significa fare i conti con il bambino che siamo stati e con le sue ferite. L’autrice invita dunque il lettore a ricongiungersi al bambino che è stato e ad accettare le crepe generate dalla relazione imperfetta col genitore, crepe che feriscono ancora l’adulto che è diventato. Ecco allora che curare quelle ferite significa accudire quel bambino e riconoscere il dolore che ha sperimentato, in quanto
[…] un bambino che crede di non essere visto è un bambino in pericolo di vita. Che diventa un adulto che non ha la minima idea di come fare per essere felice. E tantomeno di come si fa ad amare, invece che farsi amare.
tratto da Tu non sei i tuoi genitori di Maria Beatrice Alonzi
Si tratta di una passaggio fondamentale, che precede l’acquisizione della consapevolezza finale:
Noi non siamo i nostri genitori, noi siamo la nostra relazione al loro modo di darci amore, da quando eravamo bambini. Tu non sei i tuoi genitori, bensì la soluzione che hai trovato per farti amare da loro.
tratto da Tu non sei i tuoi genitori di Maria Beatrice Alonzi

Il percorso dell’autoconsapevolezza: dal labirinto alla casa dell’infanzia
Il percorso individuato dall’autrice per accompagnare il lettore, con delicata empatia, lungo i vari passaggi che conducono a questo grado estremo di consapevolezza è strutturato con cura. A renderne la complessità è la rappresentazione di un labirinto che simboleggia l’interiorità dell’individuo in tutte le sue implicazioni – i condizionamenti del suo passato, il rapporto conflittuale con le figure genitoriali. I muri e le porte che lo delimitano sono metafora degli ostacoli emotivi con cui il lettore è chiamato a confrontarsi prima di riuscire ad accedere agli spazi aperti – giardini, fontane – fino al confronto definitivo, quello della sue origini: la casa della propria infanzia. Il tutto reso con una ricostruzione visiva di impatto immediato, ricca di suggestioni bucoliche e fiabesche.
Con approcci differenti ma complementari, i due autori ci pongono di fronte a una questione fondamentale con cui ognuno di noi dovrebbe essere chiamato a confrontarsi in un’ottica di crescita personale. Perché c’è un arco temporale che ci accomuna tutti e che si estende dall’infanzia alla maturità, in tutta la sua lunghezza, come un filo sottile. E se vogliamo riuscire nell’impresa di essere equilibristi che sfidano il vuoto, possiamo farlo grazie all’equilibrio tra queste due estremità.
Gli autori
Daniele Novara, pedagogista italiano, è fondatore e direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (CPP), nato nel 1989 a Piacenza. Docente in master in formazione interculturale presso l’Università Cattolica di Milano, è responsabile scientifico della Scuola Genitori e autore di numerosi libri che trattano il tema dell’educazione e della gestione dei conflitti. Tra le ultime pubblicazioni, Punire non serve a nulla (2016), Non è colpa dei bambini (2017), Cambiare la scuola si può (2018), Organizzati e felici (2019), Io imparo a litigare (2021), La manutenzione dei tasti dolenti (2022) Nessuno si educa da solo ((2023), Mollami (2025)!
Maria Beatrice Alonzi, laureata alla Statale di Milano, è relatrice per l’Università La Sapienza di Roma e divulgatrice scientifica con focus sulla salute mentale. Ha un Master in tecniche e Metodi di analisi comportamentale e Analisi scientifica del comportamento non verbale ed è specializzata nella gestione della reputazione, cultura ed etica degli spazi digitali. Scrittrice, ha pubblicato Non voglio più piacere a tutti (2021), Il libricino della felicità (2019), Noi, parola di tre lettere (2022)
Informazioni sui libri
Titolo: Non sarò la tua copia
Autore: Daniele Novara
Editore: Rizzoli
Pagine: 224
Acquistalo su Amazon.it
Titolo: Tu non sei i tuoi genitori
Autore: Maria Beatrice Alonzi
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 224
Acquistalo su Amazon.it
Immagine in anteprima di James X
A cura di Silvana Pincione
Sono Silvana e la passione per la scrittura mi guida da sempre lungo l’autostrada della vita. Ligure di nascita, ma abruzzese nelle radici e nel cuore, amo la letteratura e la poesia – la mia formazione classica ha lasciato il segno. Sono lettrice vorace di narrativa e di saggistica, soprattutto nei campi della pedagogia e della psicologia, e ho un debole per i gialli.
Considero i libri vere e proprie vitamine che nutrono la mente e il passaporto assoluto verso la libertà, perché non c’è niente di più potente dell’immaginazione quando si tratta di viaggiare alla scoperta di altri mondi.
Nel tempo libero mi perdo tra il significato dei nomi e la loro storia – l’onomastica è un’altra mia passione curiosa che non mi abbandona – e condivido i miei spazi con tre gatti che adoro: Sibilla, Helios e Melody. compagni silenziosi e fedeli di tante letture.



