
Come facciamo a capire cosa è assolutamente necessario e cosa non lo è?
Per quel che mi riguarda, è molto facile. Uno dei criteri risponde alla domanda: «Ti ha dato gioia?» Quando intraprendi una cosa che ritieni molto importante per te, se in essa non trovi un piacere e una gioia naturali e spontanei, se mentre la fai non senti un’eccitazione in petto, significa che c’è qualcosa di sbagliato, di poco armonioso. In quei casi bisogna tornare al punto di partenza e liberarsi completamente di quegli elementi innaturali che ostacolano il piacere.
[…] All’età di ventinove anni all’improvviso ho voluto scrivere un romanzo, senza alcuna ragione al mondo, e l’ho fatto. Era la prima volta, non avevo né ambizione né condizionamenti tipo «un romanzo va scritto in questo e quel modo». Non sapevo quasi nulla del panorama letterario del momento, né c’erano scrittori delle generazioni precedenti che volessi prendere a modello (che fosse una fortuna o meno). Desideravo semplicemente scrivere qualcosa che riflettesse quello che avevo dentro di me.
Era una sensazione molto forte che non lasciava spazio ad altro, così mi sono seduto al tavolo senza pensare al prima e al dopo, e mi sono messo al lavoro. Insomma, ho cercato di fare del mio meglio. E mentre scrivevo mi divertivo, provavo una naturale sensazione di libertà.
Quello che penso (cioè che spero), è che all’origine dei miei romanzi ci sia proprio questa sensazione. E la forza che ha messo in moto tutto. Come il motorino di avviamento in un’automobile. In qualunque lavoro creativo dev’esserci un nucleo di gioia spontanea. L’originalità è semplicemente la forma che prende l’impulso di trasmettere a un gran numero di persone questo sentimento di libertà, questa gioia che non conosce restrizioni.
Tratto da Il mestiere dello scrittore di Murakami Haruki, Ed. Einaudi Super ET
Foto in apertura di John Jennings
