Scritto da Pensiero Distillato S&L Storie e aforismi

Il serpente e il monaco

Nel cuore delle montagne verdeggianti di Guilin, nascosta tra le rocce e gli alberi secolari, si trovava una piccola pagoda taoista. Qui viveva Maestro Jian, un monaco conosciuto per la sua saggezza e il suo profondo distacco dalle illusioni del mondo materiale.
Ogni giorno, accoglieva pellegrini e discepoli venuti da lontano per ascoltare le sue riflessioni sulla vita, sulla natura e sull’armonia del Tao.
Maestro Jian aveva un visitatore speciale, un ospite silenzioso che si aggirava nella pagoda senza mai pronunciare una parola: un serpente di nome Hui.
A differenza degli altri animali che si tenevano a distanza dagli esseri umani, Hui sembrava attratto dalla quiete del tempio.

Iniziò a comparire tra le colonne di legno, rimanendo nascosto nell’ombra mentre il monaco meditava. Col tempo, Maestro Jian si accorse della presenza costante del serpente. Invece di scacciarlo, decise di accoglierlo con gentilezza.
Ogni mattina, posava una piccola ciotola di latte sul davanzale della finestra, e ogni notte Hui strisciava silenziosamente fino alla pagoda per nutrirsi. Era un gesto semplice, un’offerta senza aspettative, nata solo dalla compassione del monaco.
I mesi passarono, e Hui si abituò a trovare il latte nello stesso posto, alla stessa ora. Presto smise di cacciare per conto proprio, affidandosi esclusivamente al dono di Maestro Jian.
Il monaco osservò questo cambiamento con interesse. La gentilezza è importante, pensò, ma l’eccessiva dipendenza può indebolire anche le creature più forti.

Una mattina, Maestro Jian decise di non lasciare il latte. Hui arrivò come sempre, ma trovò il davanzale vuoto. All’inizio rimase immobile, confuso, poi cominciò a cercare attorno, senza successo.
Affamato, non ebbe altra scelta che avventurarsi oltre la pagoda, ritrovando il vecchio istinto della caccia. Nei giorni successivi, il monaco lo osservò da lontano mentre si muoveva con agilità tra l’erba e le rocce, scivolando con destrezza, come se non avesse mai perso la sua abilità.
Dopo qualche tempo, Maestro Jian rimise il latte sul davanzale. Ma questa volta, quando Hui tornò, non si precipitò a berlo. Si fermò, lo osservò, poi si allontanò lentamente.

Un giovane discepolo, che aveva seguito tutta la vicenda con curiosità, chiese al maestro perché avesse privato Hui della sua fonte di nutrimento.
“Non l’ho privato, l’ho liberato”, rispose il monaco con un sorriso. “Vivere senza aspettative è la via dell’armonia. Hui si era abituato al latte, dimenticando la sua natura. Offrendogli di nuovo la sua indipendenza, gli ho restituito la sua forza. Ora beve il latte per piacere, non per necessità. È libero.”
Il discepolo rifletté su quelle parole. Capì che la dipendenza, anche quando nasce da un atto di generosità, può diventare una prigione. E che la vera forza risiede nell’adattarsi alle circostanze, senza rimanere attaccati a ciò che si dà per scontato.

Con il tempo, la storia di Hui e del monaco si diffuse oltre le montagne di Guilin. Pellegrini e studiosi venivano alla pagoda per vedere il serpente e ascoltare gli insegnamenti di Maestro Jian. Hui continuava a visitare il tempio, ma non più come un essere dipendente, bensì come un simbolo vivente della saggezza taoista. E così, tra le antiche mura della pagoda, la lezione di Hui rimase incisa nel cuore di chiunque la ascoltasse: che nel lasciar andare le aspettative e nel riscoprire le proprie capacità, si trova la vera libertà.

Xiao Ming, tratto da Gli Arcani di Confucio

Immagine in apertura di Ryan Schram

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Tag: , Last modified: 5 Maggio 2025