
Per anni ho odiato i colloqui con le maestre di mia figlia. Ogni volta era la stessa storia. «Come va Micaela?» domandavo, e la reazione era sempre la stessa. Alzavano gli occhi al cielo: «Cosa vuole, signora… è anche simpatica, ma sempre con la testa per aria. Dico di aprire il quaderno di aritmetica e lei tira fuori dalla cartella quello di geografia. La chiamo per interrogarla e lei arriva alla cattedra con una scarpa sola perché non è riuscita a trovare l’altra, scatenando un subbuglio in tutta la classe. Sto spiegando la lezione di storia e lei domanda se i crociati si chiamavano così perché sono stati loro a inventare le parole crociate. Insomma, signora, non ne posso più!»
Non combinerà nulla per tutta la vita, mi dissi, presa dallo scoramento.
Finché per una fortunata combinazione di circostanze dovetti cambiare casa e andare ad abitare in un altro quartiere. Micaela cambiò anche la scuola. Arrivai al primo colloquio con i suoi nuovi insegnanti già rassegnata a sentire la solita nenia di sventure.
«Ah! Lei è la mamma di Micaela?!» esclamò la maestra spalancando gli occhi appena mi presentai.
Ci risiamo, pensai. «Ma sa che è simpaticissima? È la mascotte della nostra classe. Quando l’atmosfera della classe è tetra perché il compito è andato male o le teste ciondolano sul banco perché i bambini sono stanchi, arriva lei a salvare la situazione. Alza la mano, penso che voglia fare una domanda e invece racconta l’ultima battuta che risveglia tutti dal torpore. Non si preoccupi, signora. Nella vita se la caverà sempre e, quel che conta, si farà amare.»
(Terry, 40 anni, mamma di Micaela)
Nessia Laniado, tratto daImmagine in apertura di Julia Андрэй