
«E devi raccontare a tua figlia le leggende che ti ho raccontato, così come mia madre le ha raccontate a me e sua madre a lei. Devi raccontarle le favole del nostro vecchio paese. Le racconterai di quegli esseri che pur non essendo di questo mondo vivono per sempre nei cuori della gente: le fate, gli elfi, i nani. Le parlerai degli spiriti che perseguitano la gente del paese di tuo padre e del sortilegio che una strega fece a una delle tue zie. Devi insegnare a tua figlia le visioni che hanno le donne della nostra famiglia quando si avvicinano le disgrazie e la morte. E tua figlia deve credere in Dio e in Gesù, il suo unico figlio». Mary si fece il segno della croce. «E non dimenticare Babbo Natale. La bambina dovrà crederci fino all’età di sei anni».
«Ma, mamma, non esistono le fate e gli spiriti. Insegnerei a mia figlia solo stupide bugie».
Mary rispose dura: «Come sai che non esistono gli spiriti sulla terra e gli angeli in cielo?»
«So che Babbo Natale non esiste».
«Però devi insegnare a tua figlia che esiste».
«Perché, se io stessa non ci credo?»
«Perché», rispose semplicemente Mary Rommely «la bambina deve possedere quella cosa così preziosa che è l’immaginazione. Il bambino deve avere un suo mondo segreto dove vivono e si muovono le cose che non esistono. È necessario che ci creda e che cominci a credere in cose che non sono di questo mondo. Così quando il mondo diventa troppo brutto per poterci vivere, il bambino può ritirarsi in quello della sua immaginazione. Io stessa, malgrado la mia età, ho ancora bisogno di ricordare le vite miracolose dei santi e i grandi miracoli che si sono prodotti in passato sulla terra. Solo tenendo presente queste cose nel mio spirito posso vivere come sono costretta a fare».
«Ma la bambina diventerà grande e finirà per scoprire le cose da sola. Allora saprà che le ho mentito e si sentirà delusa».
«È quello che si chiama apprendere la verità. È bene imparare da soli la verità. Anche credere con tutto il cuore e poi non creder più è un bene. Così le nostre emozioni si nutrono e si allenano. Quando la bambina sarà diventata una donna, quando la gente e la vita le procureranno qualche disillusione, sarà già abituata a riceverle e le sembreranno meno dure. Educando tua figlia non dimenticare che anche la sofferenza è una buona cosa, perché arricchisce il carattere».
Un albero cresce a Brooklyn di Betty Smith, ed. Neri Pozza
Tratto daImmagine in apertura di Daniel Kempe