Scritto da Pensiero Distillato Calendario Avvento

Brina Malasorte – 24 dicembre

Racconto “Brina Malasorte” – Ultima parte

Brina sentì la porta socchiudersi e subito si alzò: vide affacciarsi un volto pallido e stanco, due occhi neri che per un attimo guizzarono di speranza.
«Mio signore…», disse Brina riconoscendone il volto. Era proprio lui, al ballo nel palazzo della fata di Mezzanotte e poi alla festa della fata di Mezzogiorno. Era lui e adesso si trovava di fronte a lei, sarebbe sparito anche quella volta?
Brina rimase a fissarlo trattenendo il fiato, ma questa volta lui non sparì.
«Chi siete? E cosa volete?»
«Non lo so, mi hanno detto di venire qui e son venuta. Forse obbedisco troppo, ma se è al cuore…»
«Il vostro cuore vi ha portata qui?»
«In realtà i vostri genitori, tre fate, i miei genitori…» Brina ripensò al motivo per cui era scappata e infine sospirò. «Ebbene sì, il cuore, son venuta per salvarlo.»
«Per il mio non c’è speranza, è ormai andato.»
«Che cosa vi manca mio signore?»
«Non so, non lo trovo, davvero non so»
«E allora forse non vi manca nulla, venite, usciamo» e Brina afferrò di slancio la mano del principe e lo condusse giù per le scale e oltre il salone e fin nel giardino reale. Cantò per lui e gli raccontò la sua avventura e la sua storia, lui ascoltava in silenzio.
«Dicevate davvero prima?»
«Cosa, mio signore?»
«Che non vi importa del prezzo, se canteremo insieme.»
Brina annuì e il principe sentì una stretta al petto, poi un’esplosione, come se nel suo cuore si fosse aperta una breccia e due lacrime gli scivolarono lungo le guance. Due lacrime che non erano di tristezza, ma di gioia. All’improvviso il crepuscolo si incupì trasformandosi in una notte tersa dove regnava una luna crescente in un cielo punteggiato di finissime stelle.
«Siete libero, ora?» domandò Brina sorpresa.
«Sì e solo grazie a voi perché la Strega dell’Ombra mi aveva condannato finché non avessi conosciuto la luce che regna nel buio. Prima di incontrarvi pensavo fosse impossibile una cosa del genere.»

Quella notte ci fu una gran festa e Brina fu invitata a rimanere a palazzo finché lo avesse desiderato. Passò molto tempo a cantare col principe e un giorno i due si scoprirono innamorati.
Il re e la regina benedirono il matrimonio del figlio perché non contava che Brina non fosse nata principessa fuori, lei era nata principessa dentro e qualche vestito di seta e qualche gioiello ne fecero una sovrana ammirata e benvoluta da tutti.
Brina non dimenticò i suoi genitori e fece recapitare loro una cassa ricolma di monete d’oro. Purtroppo i due vecchi Malasorte non accettarono l’idea di poter cambiare nome e così decisero di sotterrare la cassa, in previsione di tempi peggiori.
E i tempi peggiori, se arrivarono, non trovarono i Malasorte ad accoglierli perché, nel frattempo, morirono tra puzza di cavoli e legno marcio.
Brina e il principe, invece, si godettero la loro ricchezza, dentro e fuori, e insegnarono ai loro figli che non c’erano né tempi migliori né tempi peggiori, solo il tempo che si viveva e quello passava in fretta. E la cassa di monete d’oro? Ebbene, rimase sepolta per un bel po’ finché un giorno, una giovane coppia di sposi poveri ma intraprendenti, decise di occupare la casa dei fu Malasorte. Loro sì che sfidarono il pregiudizio (e la sorte!) e mentre sistemavano la casa, incapparono nella cassa e da allora, anche loro, vissero felici e contenti con un vero tesoro tra le mani che seppero far fruttare con gratitudine. Per la giovane coppia, i Malasorte divennero i fautori della loro buona sorte. E che sorte!

Nacqui Malasorte e non mi vergogno
Perché scoprii che niente
è più bello di un sogno
In cui ci si perde e in cui sempre si spera
Un sogno che attende il suo tempo e si avvera.
Volevo un nome per me diverso,
un destino che non fosse avverso
Non sapevo come, ma non mi arresi
E infin in mano la mia sorte ripresi.

Racconto tratto da Fiabe Moderne di Lara Marzo

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Immagine in apertura di Kai Rohweder

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Tag: Last modified: 24 Dicembre 2024