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Il Dialogo delle Voci di Hal e Sidra Stone

Per capire Il Dialogo delle Voci di Hal e Sidra Stone bisogna innanzitutto chiarire a cosa ci si riferisce quando in psicologia si utilizzano termini come “subpersonalità” o “schemi di energia”, in modo profano potremmo anche definirle “parti di noi”. Gli autori, nel sottotitolo del libro, li chiamano i “nostri sé” nascosti. 

Qualunque definizione si adotti, sostanzialmente si fa riferimento a un processo psicologico che mettiamo in atto quando siamo ancora bambini e il contesto in cui ci muoviamo viene da noi percepito come ostile: per proteggerci e soddisfare in un qualche modo i nostri bisogni, in particolare quelli primari, creiamo dentro di noi una serie di “personaggi/copioni” che ci aiutano a superare i momenti di crisi instaurando in noi la sensazione di poter controllare, almeno in parte, l’ambiente che ci circonda. Non siamo “noi”, ma una sorta di maschera, in realtà più di una, che ci aiuta ad adattarci e a sopravvivere quando siamo piccoli e non abbiamo altri mezzi a nostra disposizione. Il problema si presenta quando, crescendo, finiamo per identificarci con queste maschere tralasciando la nostra essenza, alle volte fino a dimenticarci quello che davvero sentiamo e vogliamo veramente.

I bisogni fondamentali e le subpersonalità accettate e rinnegate

Quali sono i bisogni essenziali che da piccoli possiamo aver sentito minacciati o non soddisfatti? Secondo la piramide teorizzata da Maslow ve ne sono sostanzialmente 5:

Quando un bambino percepisce l’ambiente intorno a lui come ostile ai suoi bisogni reagisce cercando di prendere quanto più gli è possibile il controllo e lo fa creando subpersonalità che possano difenderlo: è questa, infatti, la prima e soddisfacente risposta che inconsciamente trova.

Come scrivono gli autori “uno dei primi aspetti a svilupparsi nella nostra personalità è il sé che ci protegge”.

È come una guardia del corpo, costantemente in cerca dei pericoli che possono stare in agguato intorno a noi e dei modi per meglio salvaguardarci. Incorpora le ingiunzioni parentali e sociali, e controlla il nostro comportamento, in gran parte stabilendo un insieme di regole che esso ritiene garantiranno la nostra sicurezza e l’accettazione da parte degli altri; decide della nostra emotività; si assicura che non agiamo stupidamente o in modo da mettere noi stessi in imbarazzo. Chiamiamo questo sé il protettore/controllore.

Il Dialogo delle Voci, Hal e Sidra Stone, pg. 26

È la prima subpersonalità che sviluppiamo e sta alla base di molti altri nostri sé. È anche quella a cui spesso facciamo riferimento quando diciamo “io”. È importante però ricordare che si tratta di una maschera che sentiamo la necessità di indossare per proteggerci, non rispecchia il nostro vero Sé, quello che davvero sentiamo e vorremmo per noi.

Inoltre, accanto ai sé che sviluppiamo per farci accettare e amare, se ne formano di riflesso altri che soffochiamo e che gli autori chiamano “sé rinnegati”:

I sé rinnegati sono schemi di energia che sono stati parzialmente o totalmente esclusi dalla nostra vita. […]

Possono essere individuati attraverso l’intensa e spesso inusuale reazione emotiva che abbiamo verso gli altri.

Il Dialogo delle Voci, Hal e Sidra Stone, pg. 42

Più disprezziamo un aspetto di un’altra persona e più è alta la probabilità che proprio quell’aspetto rappresenti una caratteristica che abbiamo rinnegato in noi perché in passato ci ha creato delle difficoltà. Potremmo essere stati puniti, rimproverati, giudicati o persino umiliati per averla espressa. L’esperienza ci ha segnati così profondamente che, per proteggerci, abbiamo sepolto quella caratteristica nel subconscio, ma più cercheremo di reprimerla, più una spinta opposta si manifesterà in noi e, di conseguenza, ancora più grande sarà l’avversione che proveremo di fronte a quella stessa caratteristica quando penseremo di scorgerla in qualcun altro.

Ne Il Dialogo delle Voci viene spiegato come si creano le subpersonalità e come sia possibile viverle in modo sano attraverso una sempre maggiore consapevolezza delle spinte contrapposte che ci animano, dei bisogni da cui nascono e delle risorse a cui possiamo attingere per riprenderci il ruolo di protagonista della nostra vita.

In primis non è necessario demonizzare le subpersonalità, al contrario, se le riconosciamo per quello che sono, possiamo anche vederne le qualità positive che noi stessi possediamo, senza più farci manovrare come marionette.
Le nostre subpersonalità, infatti, non sono prigioni ma opportunità di liberazione da vecchi schemi che forse sono stati utili in passato, ma ora che siamo cresciuti e possiamo agire in modo responsabile, non fanno che boicottarci.

Non vi è mai capitato di fronte a una scelta di non sapere cosa davvero volete? Ad esempio davanti alla prospettiva di un nuovo lavoro: “Lascio la strada vecchia per quella nuova?”
Una parte di voi pensa: “Sì, finalmente! È esattamente quello che mi ci vuole, un cambio di prospettiva, una nuova opportunità. Rimettermi in gioco!”
Un’altra: “Hum, non so, e se poi sbagliassi? E se non andasse come mi immagino? Del resto chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quel che lascia, ma non quel che trova. E poi qui sono tranquillo, ho uno stipendio assicurato, la mia famiglia conta su questo…”

Si tratta di due voci contrapposte che manifestano due bisogni per voi ugualmente importanti: il bisogno di mettervi alla prova, di crescere, realizzarvi e il bisogno di sicurezza e protezione.
Non è che uno sia giusto e l’altro sbagliato, il problema è che voi non siete nessuna delle due voci, voi siete altro, ma non lo sapete più e per questo il dilemma vi tormenta. Alla fine vincerà la spinta più forte, quella che riuscirà a gridare più forte, anche solo per un fatidico momento, ma non necessariamente la voce che non vi farà in seguito rimpiangere la vostra decisione.

L’Io osservatore

Uno degli aspetti spesso ignorati in noi è la presenza di un altro Io, chiamato l’Io osservatore o Ego consapevole: una presenza silenziosa, che osserva, non giudica e che possiamo coltivare per riprenderci il potere in casa nostra.
Se, ad esempio, paragoniamo le nostre subpersonalità agli attori di una rappresentazione teatrale, potremmo definire l’Io osservatore come il regista, l’unico che partecipa senza identificarsi con nessuno dei personaggi dell’opera. Lui sa chi è veramente, fa parte del gioco ma non lascia che il gioco gli prenda la mano fino a fargli dimenticare chi è.

Le subpersonalità primarie e secondarie

Nella teoria delle subpersonalità alcune sono definite primarie perché sono le prime che si formano proprio a partire dai bisogni fondamentali, ma crescendo ne creiamo anche altre, diamo vita a sé sempre più “personalizzati”.
Tra i sé individuati e descritti dagli autori vi sono in particolare: il protettore/controllore (anche definito “il capo), l’attivista, il critico, il perfezionista, il compiacente, il bambino interiore, il genitore interiore (li bravo papà/il padre negativo; la brava mamma/la madre negativa).
In questo libro gli autori non si soffermano su quelle che altri autori definiscono “subpersonalità primarie” per cui approfondirò l’argomento in un altro articolo.

Immagine di Jacek

Perché sembra tanto importante diventare consapevoli dei nostri meccanismi interiori, meccanismi che abbiamo tutti, nessuno escluso? Perché finché continueremo a identificarci con questi personaggi – che quando eravamo piccoli abbiamo creato per sopravvivere – non faremo mai esperienza di chi siamo davvero. L’idea di farne esperienza risveglia in noi paure ataviche perché ci mette di fronte alla nostra originaria vulnerabilità. Ancora oggi, ormai adulti, tremiamo all’idea di mostrarci vulnerabili perché è doloroso tanto quanto lo è stato da bambini.

La chiave per liberarci, invece, come spiegano gli autori di Il Dialogo delle voci, passa proprio per il riconoscimento di quella parte di noi che percepiamo vulnerabile e che, in realtà, racchiude la nostra più grande forza: perché non è forte chi chiude il proprio cuore credendo di difenderlo, ma chi ha abbastanza coraggio per lasciarlo aperto all’incontro con l’altro, nonostante la paura. Questo non significa lasciarlo in balia di eventuali attacchi, al contrario, significa che abbiamo imparato a difenderlo in modo sano, tramite l’amore per noi stessi e la consapevolezza. Una consapevolezza che può nascere solo quando, alla conoscenza di alcuni fondamentali meccanismi interiori, uniamo l’azione: un’azione volta a concederci una diversa possibilità di vivere. Vivere bene.

Imparare ad essere consapevoli e a fare l’esperienza della nostra vulnerabilità, e quindi imparare ad esprimerla attraverso un ego consapevole, è uno dei compiti più significativi che incontriamo nel lavoro di trasformazione.

Il Dialogo delle Voci, Hal e Sidra Stone, pg. 218

L’amore che emerge con la consapevolezza è chiaro e non richiede il sacrificio di nessuna parte di noi stessi.

Il Dialogo delle Voci, Hal e Sidra Stone, pg. 278

Informazioni sul libro

Titolo: Il Dialogo delle Voci
Autori: Hal e Sidra Stone
Editore: Edizioni Amrita
Pagine: 294

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Immagine in apertura di Anton Malanin

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Tag: Last modified: 10 Dicembre 2023