Scritto da Pensiero Distillato Psicologia

Fuggire, lottare o nascondersi?

Con questo post concludo l’analisi del libro Comment apprivoiser son crocodile di Catherine Aimelet-Périssol parlando di due reazioni opposte: la lotta e il ripiegamento su se stessi.
Se, come ho discusso nel precedente post, alcuni di fronte alla paura reagiscono fuggendo, altri possono optare al contrario per la lotta o per una sorta di invisibilità temporanea.

La lotta come reazione alla paura

Scegliere di lottare significa ribellarsi alla propria mancanza d’identità.
Spesso capita di non riconoscersi come individui, e di non essere riconosciuti come tali dagli altri, questo genera un’aggressività latente, un senso di frustrazione a cui reagiamo digrignando i denti e preparandoci ad attaccare il nostro avversario.

Conoscete qualcuno che nelle situazioni di stress reagisce con rabbia, è sempre in movimento e ha opinioni ferme e inamovibili? Bene, potreste trovarvi di fronte ai sintomi di una reazione difensiva basata sulla lotta. Chi vi sta di fronte, o chissà forse proprio voi stessi, si sente minacciato e sta semplicemente proteggendo la sua identità. O così pensa.

La funzione della lotta è quella di distinguersi: ci siamo noi e l’altro, o meglio gli altri.
Vincere, ottenere, realizzare qualcosa significa esistere per chi attua questo tipo di reazione. L’emozione principale è una tensione, un’aggressività che viene spesso interpretata come stress.
La fuga non è concepibile perché non lo è la sconfitta: la posta in gioco è un’identità da riconquistare… ad ogni nuova battaglia.

Immagine: Stephen Poff
Immagine di Stephen Poff

Il ripiegamento su se stessi

Il terzo e ultimo tipo di reazione è molto frequente in natura e i suoi migliori rappresentanti sono gli animali che si mimetizzano, come il camaleonte.
La reazione si innesca nell’individuo quando si presenta qualcosa che minaccia la sua integrità d’essere. Questa reazione, infatti, esprime il bisogno di sentirsi reali, di realizzarsi e di sentirsi compiuti.

Il motto di una persona che si ripiega su se stessa potrebbe essere: “Non visto, non catturato, non mangiato, ancora vivo!”
La reazione, infatti, porta l’individuo a nascondersi, a mimetizzarsi con l’ambiente esterno, a “cancellarsi” con l’obiettivo di diventare invisibile agli occhi altrui. Passare inosservato diventa un imperativo categorico quando la fuga e la lotta non sono soluzioni attuabili.
Questo atteggiamento tende a salvaguardare l’essenza di sé attraverso una sorta di immobilità forzata e “inesistenza” temporanea.

Chi reagisce alla paura ripiegandosi su se stesso è costantemente affaticato e spesso svogliato. Ad un certo punto della sua vita l’individuo si è arreso alle difficoltà pensando di non essere all’altezza e che la vita fosse troppo complicata. In alcuni casi la reazione è evidente, in altri è sottile e lo priva giorno dopo giorno della voglia di fare.

Immagine: Vinoth Chandar
Immagine di Vinoth Chandar

Fuggire, lottare o nascondersi?

In conclusione, è possibile attuare anche due o tutti e tre i tipi di reazione ma ne sentiremo solo uno come una seconda pelle. Ed è a questa reazione dominante che dovremo prestare attenzione. Di fronte ad un pericolo dobbiamo chiederci: che cosa scatena la mia reazione?
In breve, se fuggiamo è il bisogno di sicurezza che sentiamo precario nella nostra vita; se lottiamo è il bisogno d’identità che ci pungola costantemente; se ci ripieghiamo su noi stessi è il bisogno di realtà d’essere a mancarci. In tutte e tre i casi, però, ci sarà un senso di mancanza latente che ci impedirà di essere sereni.
Catherine Aimelet-Périssol è partita da questo presupposto per scrivere il suo libro e analizzare il fenomeno del nostro “coccodrillo interiore”.
Esiste una soluzione? Sì, certo e parte dal presupposto che noi siamo efficaci e abbiamo a disposizione tutto il necessario per prenderci cura di noi stessi, senza aspettare gli altri. Perché gli altri non possono riempire un vuoto che sentiamo solo noi.

La parola d’ordine è nutrire: nutrire i nostri bisogni, nutrire la nostra sicurezza, la nostra identità e la realtà d’essere. Dobbiamo riappropriarci dei nostri spazi, spiega Aimelet-Périssol, perché le relazioni con gli altri sono condizionate dalla percezione che abbiamo di noi e dalle reazioni che ne scaturiscono.

Vi siete riconosciuti nelle reazioni difensive descritte? Di fronte ad un pericolo, reale o presunto, tendete a scappare, a lottare o a mimetizzarvi?

Immagine: Evan Long
Immagine di Evan Long

Informazioni sul libro:

Titolo: Comment apprivoiser son crocodile
Autore: Catherine Aimelet-Périssol
Editore: Pocket
Pagine:
286

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Last modified: 1 Ottobre 2023